4 maggio 2016

Sono Nato a Pugni Stretti


*DLIN DLIN DLIN*

John si lanciò a sedere di colpo sullo sgabello, e respirò tutta l’aria che aveva la forza di infilare nei polmoni mentre stendeva le braccia sulle corde.
“Che cazzo combini? quello ti sta facendo nero”
“Mister, io SONO nero!”
“Non serve a un cazzo dirmi di che colore sei, stai facendo una figura di merda là sopra, ora tu ti alzi e gli spacchi la faccia a quel figlio di puttana”
“Mister, quello è un muro, non viene giù neanche con le bombe”
“John, non me ne frega un cazzo se per buttarlo al tappeto devi andare alla carica col generale Custer o telefonare al fottuto presidente degli Stati Uniti e chiamare un dannatissimo attacco nucleare, lo voglio giù!”

*DLIN DLIN DLIN*

“Cazzo, lo voglio al tappeto quel pezzo di merda”

1 minuto e 26 secondi dopo Smith “Ringo” Salgati dischiudeva la bocca sul pavimento del ring, privo di sensi.

Quella di John e Poretti era una relazione basata sul disprezzo.

In molti crederanno, e non sbaglieranno nel credere, che c’è bisogno di un rapporto di reciproca fiducia e affetto, di rispetto ed orgoglio tra pugile ed allenatore affinché questa cosa del pugilato funzioni; per quei due invece quello che importava davvero era l’odio viscerale che l’uno nutriva nei confronti dell’altro. Nella boxe ci sono poche cose che contano e che ti fanno vincere un match, quello che funzionava nella coppia John-Poretti era la stessa rivalità che esiste tra leone e gazzella, difficile dire chi fosse dei due quello che desiderava di più azzannare la giugulare dell’altro.

John era nato a pugni stretti. Fin da piccolino il suo più grande talento è stato quello di tirare pugni, se nel cortile si accendeva una rissa sta pur sicuro che era stato John a cominciare e che prima che te ne accorgessi aveva già disseminato qualche dente sull’asfalto.
Di tipi così, con la rabbia nel sangue, l’odio negli occhi e la fame di violenza nelle nocche ne nascono ogni giorno più di quanti il mondo ne abbia bisogno, ma questo qua era diverso, questo qua era un pugile vero.
Lo scopo di John era chiaro, sapeva di essere un grande in quello che faceva, voleva diventare il più grande e guadagnarci tanti di quei soldi da poterci riempire una Jacuzzi; se la immaginava così la scena: Jacuzzi modello extra lusso piena zeppa di verdoni, lui immerso dentro con due sventole ad abbracciarlo ed una bottiglia di Dom Pérignon che versava nei calici. Ci godeva a pensarla quella roba lì, era quello che gli metteva il fuoco dentro.

Poretti invece era la dimostrazione vivente che finché provi rancore devi per forza continuare a respirare: gli avevano portato via la moglie e la figlia una decina di anni prima, incidente d’auto, una roba da torcere le budella anche ad un narcotrafficante.
Da quel momento Poretti cominciò ad odiare. Si, semplicemente cominciò ad odiare tutto il creato per quello che gli era stato tolto; se ne avesse avuto il potere avrebbe scaraventato il globo e tutti quelli che ci abitano nelle viscere più calde dell’inferno, ma era solo un povero vecchio carico di rancore, non aveva il coraggio di offendere la memoria dei suoi due angeli togliendosi di torno con le sue mani ed il pugilato era l’unica cosa che gli desse pace.
Per Poretti, John non era altro che un tenero pezzo di carne da mandare al macello, non gli interessava altro che spedirlo sul ring a scontrarsi con i suoi avversari, poco male se fosse stato il suo pupillo ad essere sbranato, il mister odiava quel muso negro più di ogni altro dannatissimo pugile che avesse mai allenato. Era questo a dargli pace, sapere che in un modo o nell’altro qualcuno avrebbe pagato, che un paio di cazzotti in faccia ben assestati qualcuno sicuro se li sarebbe presi.

Entrambi erano consapevoli di quanto uno fosse odiato dall’altro, ma se glielo avessi chiesto nessuno dei due sarebbe stato in grado di dirti perché esistesse quel rancore, semplicemente erano nati per stare l’uno sull’angolo opposto del ring mentale dell’altro, erano destinati.

“Ragazzo, quello là è il tuo cazzo di nemico, voglio che lo sbudelli”
“Cazzo, lo so che non lo conosci, ma tu quello là lo devi odiare come se si fosse fatto tua madre e ti avesse recapitato le foto a casa”
“John, il pugilato è questo: è un cazzo di teatrino che tiriamo su e tutti che parlano di gloria e nobiltà, ma sono tutte cazzate. La verità è che la gente si diverte un mondo a vedere due che si se la danno di santa ragione, siete i cazzo di gladiatori dei nostri giorni, non ci sono i fottuti leoni e nessuno che ti sventola il pollice davanti, ma quelli là stanno seduti ed aspettano di vedere il sangue.”

Una coppia così la incontri per caso una sola volta della vita, l’unica cosa che fai dopo aver capito chi hai di fronte è pregare per tutto l’oro del mondo che non sarai tu il disgraziato a dover stare su quel ring, ad affrontare quel colosso di odio che Poretti infondeva nella braccia del suo allievo e che John incanalava e scagliava contro i suoi avversari.

C’era una sola cosa che calmava l’anima di quei due disgraziati: il crepitio della loro passione che divampava sul ring.


1 commento:

  1. secondo me manca alla fine

    DLIN DLIN DLIN

    comunque john sarà anche nato x essere pugile, forse il migliore, ma sul ring sale solo la rabbia dell allenatore Poretti, conosciuto nell'ambiente con il soprannome di 3 Luppoli

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